Tasse internazionali sull'agenda del G8

C'è più di un tocco di ironia che il Vertice del G8 si è tenuto questa settimana nell'Irlanda del Nord - perché la Repubblica d'Irlanda, proprio di fronte al confine tra Irlanda e Regno Unito, quest'anno sarà molto attenta alle persone.

L'Irlanda sta lottando per attirare investimenti esteri - e ha avuto un certo successo fornendo un ambiente fiscale favorevole alle società per accumulare denaro. L'Irlanda è diventata una giurisdizione privilegiata per le società americane che cercano di tenere il denaro fuori dagli Stati Uniti, dove i guadagni sono soggetti a un oneroso tasso di imposta sul reddito aziendale del 40%, che è il più alto nel mondo sviluppato. La media globale è del 24,8 percento, secondo KPMG. Al contrario, l'Irlanda chiede solo un taglio del 12,5% dei profitti. L'Isola di Man ha un'aliquota fiscale pari a zero.

L'amministrazione Obama e alcune delle economie dell'Unione europea vorrebbero cambiarlo. Il primo ministro britannico David Cameron è stato in prima fila nel chiedere un restringimento delle norme fiscali in tutto il mondo per eliminare questo tipo di arbitraggio sulla giurisdizione fiscale. Il presidente socialista francese Francois Hollande ha chiesto l'eliminazione dei paradisi fiscali in tutto il mondo. E l'ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha recentemente affermato: "L'ampio uso fatto da investitori stranieri di società registrate offshore che operano da giurisdizioni con requisiti minimi di segnalazione facilita attivamente l'evasione fiscale." E la tedesca Angela Merkel - di solito decisamente dal lato piccolo-governativo rispetto a Hollande e Annan, dichiarò la sua intenzione di usare il Vertice del G8 per porre fine una volta per tutte ai paradisi fiscali.

Abbiamo scritto un recente punto di infiammabilità qui, dove il gigante della tecnologia americana Apple è stato sottoposto al fuoco del Congresso per non aver portato i soldi guadagnati all'estero a casa per affrontare l'ascia delle spaccature degli Stati Uniti.

Il problema: il G8 è solo otto paesi - e l'Irlanda non è uno di questi. Né il Liechtenstein e le Bermuda, né altri paesi citati frequentemente come paradisi fiscali.

E qui sta l'applicazione globale del problema del free rider: è nell'interesse di ogni paese che tutti gli altri paesi vadano a reprimere i paradisi fiscali - ma non farlo da soli. L'Irlanda ha avuto un grande successo nel marketing stesso come un luogo accogliente per le multinazionali per fare affari. Ma altri paradisi, tra cui Jersey, Guernsey e l'Isola di Man - tutte le dipendenze della corona britannica, hanno anche beneficiato immensamente della pratica, attirando miliardi di dollari ai finanzieri britannici che operano attraverso filiali in queste giurisdizioni senza dover essere fisicamente presenti.

Nel frattempo, c'è anche più di un po 'di ipocrisia al lavoro anche qui negli Stati Uniti. Anche se il Congresso rota alla Apple per l'effettivo rispetto della legge fiscale (non è stata nemmeno asserita alcuna evasione fiscale criminale), gli stessi Stati Uniti cercano di attrarre investimenti stranieri e forniscono un generoso sussidio fiscale: non imponiamo una tassa sulle plusvalenze agli stranieri chi investe i loro soldi qui. In particolare, i guadagni in conto capitale che non sono direttamente connessi con un'attività commerciale negli Stati Uniti sono esentasse per i cittadini stranieri che hanno trascorso meno di 183 giorni nel paese negli ultimi tre anni.

Ovviamente, questo è per attirare capitali stranieri per gli investimenti negli Stati Uniti.

Inoltre, c'è un microcosmo del mondo sviluppato al lavoro qui negli Stati Uniti, sotto forma di un'intensa competizione tra Stati per attirare e trattenere gli investimenti. I governatori di stati a bassa tassazione corteggiano costantemente le imprese in stati con imposte elevate, e questa è una pratica accettata secondo il nostro sistema di federalismo. (Alcuni, per inciso, vorrebbero cambiarlo ed eliminare quello che chiamano "il bracconaggio del lavoro" interstatale).

Per qualsiasi cosa valga, tuttavia, i leader dei paesi del G8 hanno raggiunto almeno un accordo, enunciato nella Dichiarazione di Lough Erne, che include i seguenti principi:

• I paesi del G8 hanno convenuto di richiedere alle multinazionali di divulgare quanto pagano in tasse straniere e in quali giurisdizioni.
• Il G8 si è inoltre impegnato a collaborare con l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico per sviluppare un sistema di tracciamento o un database per identificare gli "evasori fiscali". Ma questo è un termine caricato, nell'uso americano. Non c'è nulla di illegale nell'evitare o minimizzare le tasse. Il G8 si è anche impegnato ad affrontare la pratica del tutto legale del "profit-shifting", sebbene non sia entrato nei dettagli su come funzionerebbe. Il G8 ha in gran parte puntato quella parte del piano per la commissione dell'OCSE su "l'erosione della base e lo spostamento degli utili", o BEPS.
• Il G8 si è anche impegnato ad aiutare le nazioni in via di sviluppo a riscuotere le tasse a loro dovute. Tuttavia, è chiaro che qualunque nazione del G8 sia la più lenta a farlo avrà un vantaggio sulle altre nazioni nell'attrarre affari.

Persino l'Irlanda - probabilmente un grande beneficiario di ciò che i critici di alcune corporation chiamano "profit-shifting" hanno accettato di aiutare il G8 a fermarlo - ma solo nell'improbabile evento che tutti gli altri paesi facciano lo stesso. Se ciò accade, resta da vedere.

Di seguito è riportato un elenco di paesi con un'aliquota dell'imposta sul reddito delle società pari a zero:

• Bahamas
• Bahrain
• Bermuda
• Bonaire
• Isole Cayman
• maglione
• Isola di Man
• Saba
• Sant'Eustazio

Aliquota fiscale dei vicini statunitensi:

• Canada: 26 percento
• Messico: 30 percento

Aliquota fiscale dei membri del G8:

• Germania: 29,55 percento
• Italia: 31,4 percento
• Giappone: 38,01%
• Russia: 20 percento
• Regno Unito: 23 percento
• Canada: 26 percento
• Francia: 33,33 percento

Media UE: 22,74 per cento

Numero di paesi che applicano la tariffa USA del 40% o superiore: zero

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Immagine del primo ministro David Cameron per gentile concessione di Ben Fisher / GAVI Alliance